domenica 27 maggio 2007

Il ruolo dell'ingegnere nell'industria di oggi

Scusate se ritorno al discorso dell'ingegnere disoccupato. Fin agli inizi del 2000 gli ingegneri si sono comportati da impiegati piccolo borghesi, preoccupati solo di entrare in qualche azienda e alla propria personale carriera grazie alla magnanimità di qualche imprenditore. Non si preoccupavano dei problemi della categoria e del ruolo dell'ingegnere nel mondo industriale. Ma fino ad allora questo era possibile perche gli ingegneri erano di meno e il lavoro si trovava più facilmente.
Non ho mai sentito dell'esistenza di associazioni di ingegneri e non ho mai sentito convegni in cui si parlasse del ruolo dell'ingegnere nell’innovazione tecnologica e nello sviluppo economico magari organizzato dagli ingegneri stessi. Gli ingegneri in Italia, per loro volontà, non sanno che ruolo avere e questa condizione si riflette nel mondo che puo permettersi di speculare su questa massa di professionisti sbandati. Qualunque cosa esca dal tunnel del mondo del lavoro occorre restare uniti come quasi tutte le altre categorie professionali.

Tratto da un commento anonimo.

mercoledì 23 maggio 2007

Raddoppio Micron, il governo ringrazia con 500 milioni di euro

Lo Stato metterà a disposizione della multinazionale 500 milioni. Soddisfazione da parte dell’azienda

Lo ha annunciato il ministro Bersani. Occupazione per altre 1.300 persone

AVEZZANO. Il raddoppio della Micron diventa realtà. Oggi il governo firma l’accordo con la multinazionale statunitense. Lo ha annunciato il ministro per le Attività produttive, Pier Luigi Bersani, ieri ad Avezzano durante un incontro all’Hotel dei Marsi, a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra Gino Milano. Presenti alla convention, tra gli altri, il presidente della Regione Ottaviano Del Turco, il sottosegretario allo Sport, Giovanni Lolli, e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. Per tale accordo il Governo metterà a disposizione 500 milioni di euro.
«Si tratta del primo passaggio significativo», ha detto il ministro, «che dovrà portare, a breve, alla realizzazione del raddoppio dello stabilimento. La Micron», ha aggiunto il ministro, «non è un insediamento qualsiasi, ma un’azienda al top nello sviluppo tecnologico».
Bersani ha anche annunciato investimenti per ridare slancio al settore delle telecomunicazioni.
L’accordo consentirebbe l’assunzione di altri 1.300 lavoratori, che si aggiungerebbero agli attuali 1.800 dipendenti.
Per tanti giovani di Avezzano e della Marsica il raddoppio della Micron significherà la concreta speranza di trovare un lavoro.
L’annuncio della firma dell’accordo è stata accolta con soddisfazione dalla Micron.
«Apprendiamo con piacere», si legge in una nota della multinazionale Usa, «quello che sappiamo essere il primo passo di un progetto industriale complesso e ambizioso, che per avere successo richiederà una visione comune e le migliori energie di tutte le parti in causa. Quanto si apprestano a fare la Regione e il Governo ci confortano per il futuro».
Parole di grande apprezzamento per il ministro ha avuto il presidente della Regione.
«È una grande risorsa della politica e del governo», ha detto Ottaviano del Turco di Bersani, «per noi è uno dei simboli della ripresa del rapporto della Regione Abruzzo con Roma. Rapporti che non c’erano più e che noi, grazie anche a Bersani, siamo riusciti pian piano a ricostruire».

Nino Motta

Tratto da ilcentro.quotidianiespresso.it
(23 maggio 2007)

domenica 20 maggio 2007

Una disperata ricerca di periti..

Ecco una testimonianza su cui riflettere molto:

A me propongono di solito lavori da disegnatore (mansione che sa fare chiunque!!!) a 1050 euro al mese per 3-4 anni. Di questi 1050-1100 euro al mese devo togliere le spese per l'affitto, visto che il lavoro è sempre distante da casa.
Mi ritrovo a 30-35 anni senza un soldo, con una laurea e senza una auto in quanto con 500 euro netti al mese non si vive... figurati se si riesce a prendersi una macchina.

Un giorno mi chiamarono per assumermi da perito (non sapevano che stavo per laurearmi). Mi offrivano 1500 euro di partenza, dovevo gestire la produzione e lo stipendio sarebbe aumentato entro breve.

Dopo la laurea occasioni così non mi sono più capitate, quasi che la laurea fosse un marchio negativo.

In un paese in via di ANTISVILUPPO (o in via di decrescita) come è l'itagglia si cercano persone per mansioni inferiori a quelle che potrebbero svolgere. Si fatica a trovare persone per lavori con mansioni di basso livello. La richiesta per mansioni di basso livello supera quella di quelle di alto livello (in proporzione relativa).

Il problema quindi è il non capire che l'itagglia se ha potuto continuare a vivere dominata dai furboni e dai figli dei figli dei figli, ora che il mondo è piccolo sta correndo il rischio di collassare... ed aggiungo io: giustamente. Da quando l'uomo è comparso sulla terra vige la meritocrazia e la legge del più forte... non le legge del cognome più giusto!

Tratto da skiforum.it

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E' proprio assurdo, ma vero. Oggigiorno i periti vengono trattati meglio degli ingegneri. Se hai 30 anni e sei perito, vieni considerato un "esperto", se invece hai 30 anni e sei ingegnere vieni considerato un neolaureato ovvero un principiante...

Conviene ancora laurearsi in ingegneria?

Ecco una bellissima riflessione tratta da skiforum.it

Conosco laureati con lode in ingegneria VECCHIO ORDINAMENTO in 5 anni giusti che dopo qualche lavoretto da disegnatore Autocad (per farti capire è come se ad un dentista chiedessi di passare il filo interdentale ai pazienti) sono ritornati in Università a 800 euro al mese (per farti capire quanti sono ti dico che un affitto medio di una stanzina costa 300-400 euro) e che oramai sono convinti che i veri lavori siano quelli manuali e spesso si pentono addirittura di aver studiato!!!


La situazione occupazionale in Italia ti dico è ottima per chi ha le braccia grosse e sa fare bene lavori tipo idraulico, imbianchino e falegname. Lavori anche da 50 euro l'ora. E' pessima per i laureati. Più sei talentuoso e meno ti pagano. I laureati con lode o fanno anni di stage a 400 euro al mese o finiscono per disegnare con autocad per 5 euro l'ora.


Io non mi lamento. Ho semplicemente deciso che non metto più piede nelle aziendine venete come tecnico, piuttosto vado a rubare le ciliege e le fragole nei campi per vivere.


Ti dico inoltre che mi offendo quando mi chiamano ingegnere! Vedo tanti miei colleghi che si svendono e passano la vita sottopagati davanti ad un pc facendo il lavoro che qualsiasi ragazzino di 14 anni saprebbe fare. E questi rovinano, hanno rovinato la categoria.


Se uno non ha il paparino o il cognome giusto, l'unica laurea che ha ancora un buon rapporto fatica/ritorno economico è Medicina (che ha il numero di iscrizioni annuali limitato).


Io abito in Veneto una regione in cui si produce senza pensare, in cui il tessuto produttivo è basato su microaziende che lavorando 14 ore al giorno e pagando per 7, ahimè, non hanno ancora fatto collassare l'economia. Grazie a gente che ha scambiato la vita con il lavoro il Veneto non è ancora entrato in crisi e si ritrova ad essere la regione più triste e grigia dell'Italia. L'imprenditore fa bei soldi grazie alla cocciutaggine dei lavoratori.


Trovo ignobile che non esista più serietà in Università. L'Università italiana è ora diventata un liceo sforna laureati per aziende. Oramai una azienda anzichè assumere una ragazza 14enne per aprire il cancello ai fornitori assume qualche ingegnere con contratto di stage... ogni 6 mesi un laureato nuovo da pagare zero... chi non lo farebbe?


In Italia i gelatai, i panettieri e gli elettricisti girano in Porsche, i laureati in Fiat 600.


I posti di dirigenza vanno a chi ha il cognome giusto INDIPENDENTEMENTE dal suo talento.


In Italia puntano sui vecchi e sembra che il paese obblighi le menti migliori a fuggire.

Se ti interessa conoscere cosa ne penso io scrivimi in privato. Non mi va di essere troppo negativo sulla situazione italiana.

Quando uno mi chiede se dopo la scuola dell'obbligo conviene studiare, mi inginocchio e lo prego che vada a lavorare per il suo bene! Questa è la situazione italiana... un paese in cui conta fare il furbone e basta!


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Tratto da skiforum.it

sabato 19 maggio 2007

La Spintarella


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Per questi video ringrazio gli amici di Ingegneria-Bologna.

Lavoro flessibile - Metis alle Iene

Se cliccate sui link sottostanti vedrete un servizio fatto dalle iene il 26 marzo scorso.

Si parla del lavoro flessibile e di come le agenzie interinali sfruttano i lavoratori rispettando la legge.

Grazie alla legge Biagi siamo costretti a non programmare un futuro proprio perchè ci sono agenzie come la Metis in sicilia che fanno firmare contratti giornalieri ai lavoratori interinali.

E questo è niente rispetto ad altre agenzie dove i contratti vengono firmati direttamente dalle impiegate di filiale senza nemmeno consegnarli ai lavoratori.

LinkVideo1 - LinkVideo2

Tratto da ilmondointerinale.blogspot.com

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C'è una precisazione da fare.
Secondo quello che leggo scritto qui , la Metis in realtà non rispettava la legge.

Ma allora perchè non la fanno chiudere?!?

Università più facili. Vantaggio di chi?!

Ecco lo sfogo di un nostro utente anonimo:

Hanno reso più facile l'università solo per permettere ai figli di papà di potersi laureare anche se non hanno nessuna voglia di studiare!!!!
Cosi oltre al lavoro assicurato avranno anche il titolo!!
Finalmente potranno farsi chiamare dottore o ingegnere esattamente come chi ha dovuto sgobbare una vita per diventarlo!!
Finalmente potranno scrivere sul bigliettino da visita che sono degli "ing" oppure dei "dott".

Per noi altri qual'è il problema?!
Ci dicono che abbiamo tante belle oppurtunità all'estero...
non ci resta che iniziare a fare le valige e partire.
Ma chissa perchè non ci vanno loro all'estero?!! Non si sa...

Quello che si sa è che ci hanno raccontanto tante belle cose.

Pur di aprire nuove università ci hanno raccontato che la laurea in Italia serve tantissimo.
Pur di aprire nuove università ci hanno raccontato che la laurea in abruzzo serve tantissimo.

Ora ci raccontano che l'estero è stupendo e dobbiamo emigrare per fare la cosa giusta.
Continuano a raccontarci tante belle cose...
Ci stanno dicendo che siamo noi che non vogliamo lavorare, siamo noi che non siamo disponibili ad emigrare, siamo noi che aspettiamo invece di andare...

Come dire:

Quella è la porta....

Armiamoci e partite!!!

giovedì 17 maggio 2007

May Day


Qualche giorno fa mi hanno telefonato da un'agenzia interinale. Una signorina molto gentilmente mi aveva chiesto che stavano cercando un ingegnere che si intendesse di programmazione in assembler. Allora mi sono come svegliato da un sonno. Ma a chi può interessare questo linguaggio? Insistevo per avere maggiori dettagli sull'azienda ma la signorina mi rispondeva vagamente... un'industria di Rieti... cercavano un programmatore... Mah?! Un atroce sospetto. Ed una domanda. Quanto denaro percepiscono queste agenzie di lavoro interinale per ogni iscritto? Io all'Adecco quanti soldi porto per il solo fatto di essere iscritto? Alla ManPower? I soldi a queste aziende chi glieli fornisce? Ricevono qualche contributo da enti, regioni, dal WWF, dalla Lipu, da qualche opera pia?


E adesso comincio a pensar male: non è mica che queste aziende ogni tanto cominciano a far qualche giro di telefonate ai disgraziati iscritti promettendo chissà quali lavori... così, diciamo per tenerseli stretti?! Umh... il sospetto mi sta consumando. Vorrei sbagliarmi ma più ci penso più mi riesce difficile. Il caso vuole che mi avessero telefonato proprio in vista della scadenza del trattamento ai dati personali e la signorina mi aveva chiesto molto gentilmente di re-inviare una copia aggiornata del curriculum vitae... Sì, credo che presto manderò loro una copia aggiornata delle mie imprese lavorative e dei miei successi scolastici, se non altro per ricevere sul telefonino il loro messaggio di buon compleanno.

mercoledì 16 maggio 2007

Ingegneri: laureiamoci e partite

Gli ingegneri in Italia sono troppi, la situazione ormai è evidente.
Siamo costretti a fuggire all’estero perché in Italia non c’è abbastanza lavoro per tutti.
E non è tutto. Per via dell’eccessiva offerta di ingegneri e della scarsa domanda, gli stipendi sono sempre più bassi e le condizioni sempre più precarie.
La situazione è diventata terribile ed insostenibile, eppure c’è chi vorrebbe peggiorare ancora di più le cose..

Le istituzioni e le personalità che contano, continuano ad incoraggiare i ragazzi a laurearsi, nascondendo di fatto i problemi della disoccupazione intellettuale e facendo credere loro che gli ingegneri in Italia sono ancora troppi pochi.

Ecco cosa dice il vice presidente di Honda Italia riguardo la situazione abruzzese:

1. La parte orientale della regione non ha una facoltà di ingegneria. Attualmente il nostro sistema industriale “importa” ingegneri da Ancona per il 70% e da Bologna, Roma e l’Aquila per il restante 30%. Senza un’alimentazione strutturata di questa tipologia di competenze e soprattutto senza uno sviluppo di nuovi profili professionali specializzati, interdisciplinari e connessi alle dinamiche competitive internazionali, vediamo molto rischioso il nostro futuro. Sentiamo ormai prossima la carenza di competenze-chiave che possono portare il sistema produttivo a vincere le nuove sfide del progetto industriale dell’innovazione di prodotto dello sviluppo sostenibile della responsabilità etica delle imprese verso consumatori e cittadini.

2. Il sistema industriale della Val di Sangro genera 1/3 del PIL della provincia di Chieti che da sola rappresenta circa 1/3 del PIL regionale, cioè 1 5 miliardi di euro. Quasi 10.000 persone lavorano in industrie meccaniche che hanno dimostrato finora di saper competere a livello internazionale anche con il venir meno degli aiuti di Stato. Il modello di produzione è cambiato e non è più di stampo fordista ma partecipativo con forti responsabilità che vanno sotto il nome di total quality management (gestione della qualità totale), just in time (produrre senza carichi di magazzino) , customer satisfaction (soddisfazione del consumatore) etc. La responsabilità delle persone nelle scelte aziendali è aumentata e sta crescendo sempre più: i lavoratori in genere, ma a maggiore ragione i quadri e i dirigenti, devono saper affrontare aspetti tecnici molto complessi, ma anche input che provengono da fenomeni sociali vasti e articolati. […]

Tante belle parole per convincere gli abruzzesi di aver bisogno di un ulteriore polo universitario.[NdR]

[…] Per queste esigenze e somma di ragioni pratiche trovo convincente la proposta del Politecnico Internazionale d’Abruzzo esposta su queste stesse pagine da Sergio Galbiati
presidente della Fondazione Mirror e direttore generale di Micron Technology Italia. Soprattutto
quando propone di costruire una nuova offerta didattica di alta formazione realizzata come una
rete articolata nel territorio e più vicina alle imprese. Di definire un sistema di formazione che accompagni il lavoratore lungo tutto l’arco della vita lavorativa e quindi di un welfare che non sia solo solidaristico , ma soprattutto diventi un sistema pro-attivo in grado di anticipare le cicliche modificazioni dei sistemi economici. Di portare, con la proposta del Politecnico diffuso nel territorio, gli atenei abruzzesi a ragionare e progettare sul futuro insieme con il sistema delle imprese. Lo sviluppo è infatti coniugazione intelligente di modelli caratteristici di conoscenza teorica e conoscenza industriale, finalizzati a creare nuove idee e a rinnovare prodotti designed in Abruzzo, “progettati in Abruzzo”, di cui oggi cominciamo ad avere i presupposti riconosciuti nel mondo, ma che dobbiamo ampliare e imparare a valorizzare.
Mi auguro che molti altri imprenditori e manager, uomini politici e del sindacato, docenti e ricercatori, amministratori e semplici cittadini, diano il loro concreto contributo di visione e di progetto alla nuova “fabbrica delle conoscenze”. Perché la sfida del futuro riguarda tutti.

Silvio Di Lorenzo

Vice presidente Honda Italia Spa
Presidente Fondazione Sviluppo & Competenze

Tratto da fondazionemirror.it

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Che dire? Qualcuno di noi finirà per lavorare alla Honda Italia, ma a tutti gli altri toccherà emigrare all’estero.

Iniziate a preparare le valige...

Colloqui di gruppo...

Tratto da davidonzo.com

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Per la verità non ho tanta esperienza di colloqui, avendone fatti solo due prima, e SEMPRE con modalità del tipo: che sai fare? Che hai fatto? Che ti piace? Che non ti piace? Colloqui andati entrambi a buon fine, anche se uno di questi non fu seguito da assunzione in quanto le condizioni contrattuali (primi tre mesi gratis come prova...) non mi aggradavano tanto.

Nei colloqui di gruppo, non gliene frega niente del tuo titolo di studio, non gliene frega niente delle tue esperienze passate, non gliene frega niente delle tue competenze.....
Quello che mi è stato chiesto di fare:

1- Compilare un piccolo questionario con dei dati personali ed esporli in modo chiaro davanti a tutti in 45 ss.
2- Parlare tutti insieme per 10 minuti sul nostro rapporto con i cellulari.
3- Anagrammare il proprio nome ed inventarsi una storiella con protagonista il nostro nome anagrammato.
4- Un altro questionario con cose del tipo "ti piacciono i fiori?" (mi ricordava tanto la visita militare...)
5- Inpersonare il Papa su una mongolfiera in picchiata, convincendo gli altri a salvarmi per non si sa quale motivo.

Questi sono solo i punti più salienti, perchè di cazzate me ne hanno fatte fare altre.
Al secondo turno, sono stato scartato. Prima di me sono stati scartati TUTTI i miei vecchi colleghi di università, TUTTI come me laureati in economia e commercio, con indirizzo aziendale...
Quelli rimasti erano TUTTI usciti da altre esperienze simili. Ovvero erano al loro quarto/quinto colloquio del genere, e chiaramente sapevano meglio di tutti come affrontarlo...

Ora, quello che mi chiedo io è:
1- Che cazzo mi sono laureato a fare?
2- Le mie competenze di quasi 3 anni di lavoro in cui ho strutturato un sistema di qualità, un settore contabilità gestionale e analitica, implementazione di due siti web......e molto altro.........non mi servono ad un cazzo?
3- La mia scarsa propensione alla prosa mi limiterà professionalmente per tutta la vita?

La cosa veramente brutta, non è tanto che non mi abbiano preso, ma il sapere (dai tanti che erano al quarto colloqui della loro vita) che ormai TUTTi fanno così. Il personale si sceglie in base alla mongolfiera.

Ora, io lavoro, ho uno stipendiucolo ridocolo, lo so, ma mi permette di tirare a campare. Ma mi girano i coglioni sapere che gente che come me, ha studiato, si rompe il culo tutto il giorno, si sbatte e risbatte, ha tanta voglia di fare, e poi? Poi se cadi dalla mongolfiera non sei cosa per la quale, e non lavori .

Ribadisco una volta di più che MAI più farò colloqui del genere, perchè ho troppo rispetto di me e di quello che valgo. Ma vorrei veramente capire, se le mie competenze in un colloquio non sono importanti, dove sta il differenziale fra me e uno che nella vita sa solo essere simpatico?

Continua su davidonzo.com

martedì 15 maggio 2007

Intervista a Ortensio Zecchino

[ a cura di Cipriano Cavaliere ]

La scarsa disponibilità finanziaria non permette al nostro Paese di aumentare le spese per la ricerca. Come intende uscire da questa situazione di continua emergenza?

Al Governo non sfugge la necessità di aumentare anche significativamente le risorse da mettere a disposizione del sistema di ricerca sia pubblico che privato. Con la scarsa disponibilità finanziaria con la quale dobbiamo fare i conti, (alla ricerca in Italia riusciamo a destinare poco più dell'uno per cento del PIL, siamo ampiamente al di sotto della media europea, troppo lontani da quel due per cento del PIL di Francia, Germania e Gran Bretagna) abbiamo intrapreso l'unica strada percorribile: razionalizzare gli interventi, ottimizzare la spesa, evitare duplicazioni ed inutili sovrapposizioni.

Per raggiungere questi obiettivi due nuovi organi scientifici il CEPR e il CIVR affiancheranno il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica che resta l'indispensabile motore politico di programmazione. Il CEPR (Comitato Esperti Politica della Ricerca) fornirà ai livelli più qualificati consulenza scientifica, il CIVR (Comitato Indirizzo Valutazione della Ricerca) sarà invece chiamato ad esprimere valutazioni sui risultati delle ricerche; si tratta di una novità rivoluzionaria per la quale mi sono battuto e continuerò a battermi in ogni sede. E' la prima volta, infatti, che viene creato in Italia un organismo che determina oggettivi criteri di valutazione dei risultati delle ricerche. Sono due volte convinto della indispensabilità e dell'opportunità di questo passaggio: serve a non vanificare gli investimenti e ad incoraggiare e valorizzare il ruolo dei ricercatori "bravi", introducendo processi di selezione e valutazione dell'attività di ricerca, che rispondono ad uno standard comunemente usato a livello internazionale.

Quale sarà il futuro dei ricercatori nell'ambito della riforma del sistema ricerca e quale il ruolo del CNR?

I giovani ricercatori in futuro dovranno essere assunti con contratti a tempo determinato per un periodo di tre o quattro anni rinnovabili. Al termine del contratto il loro lavoro dovrà essere valutato ai fini del possibile ingresso stabile nel CNR o in altro organismo universitario o del mondo industriale. Un contratto a tempo determinato serve a non costringere i nostri giovani ricercatori ad un futuro predeterminato, ma a lasciare loro libera valutazione per la gestione del proprio futuro e consente al CNR di poter scegliere e prendere chi è più idoneo all'obiettivo prefissato. È quello che sta già facendo il CNR che è, per antonomasia, il motore della nostra ricerca e lo sarà ancora di più dopo la riforma dell'Ente.

Il nuovo CNR con l'abolizione, tra l'altro, dei Comitati di Consulenza, del Consiglio di Presidenza e della Giunta Amministrativa è più snello, agile, sburocratizzato. Al loro posto sono stati istituiti un Comitato di Consulenza Scientifica e un Comitato di Valutazione. Allo snellimento degli organi direttivi seguirà la semplificazione dei controlli. Crediamo che il nuovo CNR in questo modo possa aumentare il suo ruolo di motore propulsore della ricerca italiana e, nello stesso tempo, partecipare meglio ed in maniera più competitiva ai programmi comunitari.

L'attività del CNR si svolgerà nel segno dell'autonomia, nell'ambito di un piano triennale di attività elaborato in conformità con il piano nazionale di ricerca e con i programmi dell'Unione Europea. I controlli del MURST si limiteranno all'approvazione del piano ed alla comunicazione dei bilanci annuali o pluriennali. La verifica della Corte dei Conti avverrà solo sui conti consuntivi, come avviene per le Università.

Il CNR, sempre nel segno dell'autonomia, potrà stipulare accordi e convenzioni, partecipare o costituire consorzi, fondazioni o società per attività di ricerca e anche per lo sfruttamento economico dei risultati. Le strutture centrali dovranno essere snellite, il decentramento sarà il principio base per il riordino degli istituti che costituiscono la rete del CNR: le sedi dovranno essere accorpate, soppresse e ridisegnate per creare realtà di ricerca di livello internazionale e di dimensioni adeguate, con autonomia scientifica, amministrativa e contabile e con capacità di autofinanziamento.

Ha trovato ostacoli nel varare il progetto di riforme?

Ho trovato più consensi che dissensi nella comunità scientifica su un progetto che vede un CNR più agile nell'affrontare una nuova frontiera della ricerca, con un ruolo da protagonista nello sviluppo del Paese. Abbiamo fornito al CNR strumenti organizzativi e di gestione per un rilancio dell'Ente in grande stile.

Abbiamo previsto una gestione delle risorse umane svincolata dalla rigidità delle piante organiche predefinite e difficili da modificare. Il CNR vive da quindici anni in una condizione di stasi, che non ha favorito la programmazione. Attualmente sono in servizio seimilaquattrocento unità, delle quali solo duemilacinquecento sono ricercatori, una minoranza. L'organico pieno dovrebbe essere di ottomila unità, ma gli enti di ricerca sono soggetti per la legge 29 ad una norma restrittiva che prevede una tendenziale riduzione di personale. Così si rischia di condannare l'Ente all'immobilismo. Con un'intesa di programma tra il MURST e il CNR per l'assunzione di novecento ricercatori nel Mezzogiorno ed un investimento di ottocento miliardi abbiamo posto le basi per la costruzione di nuovi laboratori, per la stipula di nuove convenzioni, riducendo il gap tra ricerca scientifica del Nord e Centro Italia e quella del Sud, tenendo però presente che la ricerca è sempre più legata alla mobilità e all'elasticità dei rapporti di lavoro. I nostri ricercatori non possono pensare di competere a livello internazionale con una mentalità da impiegato dello Stato. Occorre ricordare, infine, che la crescita economica di una nazione si accompagna sempre alla mobilità del lavoro.

Continua su area.fi.cnr.it

Commenti sulla riforma

Ecco alcuni commenti sulla riforma universitaria tratti dal sito universitor.it.
Si tratta di commenti vecchi di almeno qualche anno, ma ancora incredibilmente attuali.

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I vostri commenti
  • E' uno scandalo: gli ingegneri di Tor Vergata si laureeranno a ventitre anni ma poi dovranno iscriversi ad una Università seria: la didattica è penosa, la promozione è garantita a tutti; ormai è necessario e sufficiente pagare le tasse: a chi giova conseguire un titolo che non vale niente ? (e se poi i ponti crollano?).

  • Si, è vero... Adesso si che è da paura! Ora che gli esami si passano con le domande a risposta multipla o con le tesine vedrete che verranno da tutta Italia per iscriversi alla nostra Facoltà!
    Tra poco ci saranno tanti Ingegneri (o pseudo-ingegneri) che andranno a rovinare irrimediabilmente l'Ingegneria italiana che tanto era stimata nel mondo... Complimenti soprattutto al (per fortuna) ex-ministro Zecchino, il quale ha inconsapevolmente rovinato l'Università italiana e poi ha creduto bene di dimettersi.
    E complimenti anche al Management della nostra Università che ha pensato bene di attuare la Riforma a tutti e 5 gli anni, invece che attivarla, in caso, soltanto per il primo!
    Ora che però la Riforma Universitaria è di nuovo in discussione ("Riforme sbagliate chiamano Contro-Riforme" diceva tempo fa Silvio Berlusconi) che succederà?
    Inoltre chi di competenza ha sbagliato i conti con il risultato che la Laurea Specialistica si potrà, forse, conseguire solo nel Luglio 2002! Molti studenti, per questo motivo, sono rimasti al Vecchio Ordinamento!

  • Secondo me la Riforma è da paura... E' incredibile quanto sia migliore adesso il sistema, prima era impossibile laurearsi; adesso finalmente Ingegneria è diventata più accessibile agli studenti e si evita di rifare gli stessi programmi dentro diversi esami. E poi penso che la fame di Ingegneri che aveva l'Italia verrà ben presto saziata...

  • Da Università dell'elite ad Università di massa. Complimenti.

  • Leonardo da Vinci, massimo esempio della conoscenza come concetto universale, non sarebbe mai stato d'accordo ad eliminare il tradizionale sistema universitario italiano; istruzione unica al mondo per completezza.

  • E se Silvio blocca la Riforma come ha già annunciato di fare?

  • Fa pena.

  • Peccato però gli orali erano tanto belli, così saremo si degli ingegneri ma forse non impareremo mai a parlare bene l'italiano ed esporre le proprie idee tecniche.

  • Coloro che fanno le riforme sono dei veri "incompetenti" perchè non sanno le problematiche del settore.
    Come mai gli Stati stranieri (vedi gli USA) assoldano molti laureati italiani (Medicina, Ingegneria, Fisica) per le loro ricerche o per gli investimenti aziendali? Forse per la cultura di base che è tipica dell'Università italiana? Guarda caso in ogni grande progetto compare sempre un nome italiano e negli ultimi anni ciò si è verificato sempre più spesso.
    La riforma ci penalizzerà fortemente perchè ci renderà tutti uguali di fronte agli altri paesi europei e agli Stati Uniti (esami a "quiz", figurati che cultura uno può avere).
    Il sistema universitario valido è quello vecchio perchè crea selezione e rende meno inflazionata una professione come quella dell'Ingegnere che con la nuova riforma diventerà una categoria sottopagata e meno competente (si guadagna di più a fare il contadino e in più si sta all'aria aperta).
    Politici, tornate a casa, siete una massa di incompetenti, la Riforma spetta agli studenti che ne sanno più di voi.

  • Le fasi di avvio sono sempre le più difficili. Ci siamo capitati dentro ma non piangiamoci addosso! Prendiamo questa Laurea da 3 e chi lo ritiene vantaggioso per sè studia altri 2 anni; e poi .. l'Europa è grande! Se abbiamo il coraggio di staccare il cordone ombelicale con mammina Italia ci si aprono tante più porte davanti quanti sono i paesi dell'UE.
    La verità è che comunque ciò che conta veramente in ogni lavoro non è quanto hai studiato, ma quanto hai aperto la mente e quanto sei SVEGLIO.
    I secchioni imbranati fanno sempre una brutta fine.

  • Continua su universitor.it

    800 euro per una tesi

    «Non hai tempo per la tesi? Chiama subito!». Dall'altra parte della cornetta, Laureificio Italia. In barba al codice penale, che prevede fino ad un anno di reclusione, le bacheche delle università sono piene di annunci ammiccanti. È un'assistenza legale o siamo di fronte al super market delle tesi? Fingendoci laureandi abbiamo chiamato e fissato un appuntamento con il «ghost writer».

    IL VIDEO - Sotto l'occhio discreto della telecamera nascosta (guarda il video) abbiamo condotto una difficile trattativa: «Me la puoi scrivere tu la tesi dall'inizio alla fine?» abbiamo chiesto. «Te la faccio pure rilegare!», è stata la risposta. «Se vuoi fare una cosa furba – spiega il nostro redattore – puoi dire al professore che stai facendo una ricerca sperimentale, una vera e propria indagine di marketing su un'azienda del settore internet». E dove troviamo i dati? «A questo penso io, ci appoggiamo alla mia società». La media sale, il professore è contento e lo studente apre il portafogli. «I primi 100 euro sono per l'accettazione dell’incarico, poi un'altra banconota da cento ogni sezione della tesi: l'introduzione, i vari capitoli e le conclusioni. Totale: 800 euro e non ci pensi più». Ma non c’è il pericolo che il professore se ne accorga? «No, perché io non copio da internet, conosco il sistema per prendere alcune parti in formato pdf ed utilizzare le banche dati ufficiali».

    CONTROLLI - Negli Stati Uniti alcune università hanno stipulato dei contratti con società esterne specializzate nel controllo delle tesi. Altro paese, altri budget. Il nostro ghost writer può stare tranquillo, lui sa come evitare questi rischi. Ha esperienza. Gli studenti lo salutano, sorridono, lo ringraziano: «Vedi quel ragazzo laggiù? Gli ho fatto passare l'esonero». Lavora dentro l'università, cammina sicuro per i corridoi. Il passo non ha l'arroganza del professore-barone, ma dell'assistente sfruttato, il suo stipendio sarebbe di poche centinaia di euro nonostante i titoli ed i meriti accademici. E allora si è messo in proprio, ogni sessione almeno quattro laureandi devono dirgli «grazie» e consegnare qualche centinaia di euro. «La tesi sarà pronta tra un mese», dice con tono professionale. Come fa in così poco tempo? «Non ti preoccupare, i professori neanche la leggono. Ormai la tesi non vale più molto».

    DISCOUNT - Ha ragione il nostro ghost writer. Anche il mercato (nero) se n'è accorto. Quando nel 2001 il procuratore di Urbino Claudio Coassin tentò di far luce sul mercato delle tesi, scoprì che il prezzo da pagare si aggirava intorno ai 10 milioni di lire. Oggi bastano 800 euro per fregiarsi del titolo di dottore. Ma se l'università è diventata un discount, il mercato del lavoro è diventato diffidente nei confronti dei laureati: solo il 53% degli ex studenti lavora ad un anno dalla laurea, il 38% ha un contratto stabile
    (-8% rispetto a cinque anni fa). Lo stipendio medio, sempre ad un anno dalla laurea, raggiunge appena i 1.000 euro, il 5,6% in meno rispetto al 2001. Adam Smith aveva ragione: la domanda e l'offerta coincidono. Ci si laurea con lo sconto. E gli stipendi sono sempre in saldo.
    di Vittorio Romano, Mirko Nuzzolo, Laura Bellomi, Gioia Reffo e Daniele Meloni

    Tratto da corriere.it

    lunedì 14 maggio 2007

    Laurea discount

    Eh, difficile laurearsi al mondo d’oggi. Se fare l’università, facile non lo è mai stato, una volta almeno sapevi a cosa andavi incontro. Iscrizione, poi gli esami, quindi la tesi, e infine discussione (con relativo momento di gloria tutto personale). Eccelsa o scadente, compilativa o sperimentale, sessantasei o centodieci, ai fini della festa importava poco.

    Ma il mondo gira sempre più veloce, la vita è vorticosa, e la spietata concorrenza dei supermercati non lasciava ormai scampo, troppi sconti e 3x2…era inevitabile insomma, e anche l’università si è aggiornata alle regole di mercato: è arrivato il 3+2.

    Adesso, a quattro anni dalla comparsa di quello strano fenomeno detto nuovo ordinamento, sono finalmente arrivate le prime modernissime new lauree del new course of study, per un nuovo way of being a student. Tra polemiche e continui cambi delle regole, per chi intanto cercava di studiare barcamenandosi tra crediti che sparivano e regolamenti didattici geneticamente modificati che mutano da un giorno all’altro, è dunque arrivato il momento di sperimentare sul campo gli effetti pratici della famigerata riforma Zecchino.

    Poco male, si direbbe, perché cambia il mondo e varia il metodo, ma il coro irriverente degli amici all’uscita, quel “dottore, dottore del bucodelcùl” che da sempre a Bologna ha più valore simbolico della proclamazione, quello ti spetta comunque e, triennale o quinquennale, c’è pur sempre chi ti aspetta fuori per cantartelo a squarciagola, con le lacrime agli occhi.

    Per fortuna, c’è da dire, a festeggiare non si va tanto per il sottile, e non si scava nel cavillo, perché altrimenti i dubbi anche nei cori sarebbero molti. Perché, ammesso e non concesso che almeno il buco del culo resti comunque quello (forse in attesa di una riforma Sirchia dell’anatomia dell’ano), siamo però dottori…dottori riformati, dottori junior…laureati con la condizionale, o laureati e basta? Per quasi due anni non ci è stato dato di saperlo.

    I poveri laureandi tenevano perennemente le orecchie tese: a settembre il TAR ha deciso che non siamo dottori, ma stiamo scherzando? Sembrerebbe di poco rispetto nei confronti di chi ci ha messo cinque anni a laurearsi. Beh, giusto, pazienza. I nuovi laureati ci avranno messo un po’ di tempo in più a spiegare alla nonna in Amplifon che, no, credimi, non è una laurea farlocca, è che adesso si dice così e non più dottore, i cento euri me li merito ugualmente.

    E va bene così, tanto ci si laurea comunque, anche con l’amaro in bocca (e il dubbio persistente della nonna di essere stata presa per il culo). Poi però a dicembre la Corte di Cassazione rettifica, ma stiamo scherzando? Che colpa ne hanno loro ad essere nati nell’82? Ci mancherebbe, sono dottori comunque. Dottori o meno, la corona d’alloro (altra centenaria tradizione bolognese) ci spetterà lo stesso, no? Almeno per ora. Ormai infatti, pare, ci si affretti a laurearsi non più in quanto volenterosi, ma per paura di una nuova sentenza della Corte di Cassazione.

    Ma guardiamo un esempio pratico. A Scienze della Comunicazione di Bologna, il corso di laurea fondato dieci anni or sono da Umberto Eco, secondo fonti indiscrete risulta che la gente, imperterrita si laurei ancora. Discuti una tesi di 60.000 battute ad una Commissione, poi ti alzi ed esci dagli amici e i parenti. “Dottore! Dottore!! Dottore del buc…” No, no, fermi, aspettate, questa è ancora solo la discussione! Si raccolgono in fretta dai muri i manifesti satirici, si riavvolge il papiro, si nasconde la corona.

    La festa è rimandata al giorno della proclamazione, quindici giorni dopo. (Quindici giorni? E la nonna, ‘cazzo ci fa a Bologna per tutto questo tempo?)

    Il giorno delle proclamazioni, di norma splende il sole. Tutti insieme in fila (una pratica degli States, si specifica con orgoglio nei corridoi amministrativi), un minimo di euforia, non refluita in due settimane d’attesa, rimane. Nella aula stracolma il tuo gruppetto di amici&parents fatica però a tenersi unito.

    Ma non occorre andare così per il sottile, andiamo. Cambiano le modalità, ma l’evento conserva pur certo una sua sacralità: Commissione di Laurea splendidamente schierata in toga, il Presidente al centro, con lo sguardo solenne.

    “Visti gli attestati degli studi compiuti, per i poteri conferitimi dalla legge…un momento gente, chiariamo una cosa… – il presidente si sistema la toga e guarda la platea intimidita – …siccome siete tanti, e dire ‘sta frase duecento volte di fila in un’ora snerverebbe anche un francescano, da questa volta facciamo così: lo dico un’unica volta, e vale per tutti: “Vi dichiaro tutti quanti dottori in Scienze della Comunicazione”.

    È troppo: pressata dietro in un mare di gente sconosciuta, la nonna, imbestialita farfuglia ritorsioni testamentarie.

    Ma che volete, i tempi sono duri, e la recessione ha inflazionato pure i momenti di gloria. Questa nuova proclamazione di laurea collettiva è una catena di montaggio, bisogna coordinare: alla chiamata del tuo nome scatto in avanti, colpo di reni, consegna della tesi con la sinistra, stretta di mano solenne con la mano destra, inchino alla platea e via.

    Applauso di quattro secondi, costretto a scemare nel finale per permettere alla mamma successiva di sentire pronunciare il nome di suo figlio. Eh…come non dirlo: la new life di questo new world è very hard, bisogna tenersi fulminei e sempre all’erta.

    Perciò, cari new students, cercate di collaborare: all’uscita del vostro amico, un solo coro, senza ripetizioni: dottoredelbucodelcùl, tutto d’un fiato. Ed il papiro (tipico fogliazzo tradizionalmente stilato dagli amici, con caricatura del neo-dottore e una lunga poesia denigratoria, ndr), mi raccomando, basta un semplice foglio di A4. Anche i manifesti satirici: solo un paio per favore, per lasciare spazio agli amici degli altri duecento laureati.

    Ah, e ricordatevi di sorridere, mi raccomando, finalmente vi siete laureati!


    Tratto da: arealocale.com

    domenica 13 maggio 2007

    Altro che Ingegneri, qui servono periti...

    Si tratta di un istituto tecnico industriale di antica formazione.
    Molti di questi fortunatissimi ragazzi, già nel primo anno, cambiano lavoro. Non perché abbiano problemi, ma perché la loro specializzazione gli apre le porte di altre aziende. Ma chi sono questi diplomati con tanto appeal per le industrie? Che cosa li rende preziosi? Un montatore di grandi apparecchiature meccaniche, figura mitica a Bologna e dintorni, tra i 25 e i 35 anni ha già fatto molta strada. Ha acquisito status e solidi rapporti con i clienti dell’impresa che lo ha assunto. Calcolando che le industrie meccaniche per le quali lavora esportano non solo in Europa, costui gira per mezzo mondo. E i guadagni? «Con le trasferte sottolinea il preside della Valeriani un montatore porta a casa dai 3 ai 4mila euro». Niente male, se si pensa che l’età media per l’ingresso nel lavoro si è spostata in avanti e che l’indipendenza da mamma e papà per i più arriva alla soglia dei 35 anni. «Nel giro di poco racconta ancora il preside Sedioli questi giovani maturano esperienze, passano da una posizione ad un’altra, migliore, e sono perfettamente inseriti nel mercato». «Il segreto è la formazione tecnica industriale di alto livello, il forte legame tra l’istituto scolastico e il mondo imprenditoriale, legame che traccia un percorso di avviamento», avverte Sedioli. Tanti diventano capo officina o tecnico di produzione. Molti altri, dopo le esperienze in fabbrica, fanno il grande salto e diventano imprenditori. Il fenomeno è macroscopico nella meccanica avanzata e nella motoristica.
    In Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 18,9%, tra i 15 e i 24 anni. Sentir parlare di quattro offerte di lavoro per ogni diplomato fa pensare a uno spot o al sogno a occhi aperti di una madre angosciata. Non è così. Sono otto le scuole di spicco che, come la Normale di Pisa o la Bocconi di Milano per l’università, garantiscono il posto al 98% dei loro iscritti. Eccole: gli Istituti tecnici Ferraris di Verona; Malignani di Udine; Avogadro di Torino; Cifani di Ascoli Piceno; Rossi di Vicenza; e il Badoni di Lecco. Nel novero c’è anche il Galileo Galilei di Roma, 900 alunni, prestigioso e antichissimo istituto industriale. «Siamo tra i pochi a formare i meccanici per l’aeronautica racconta Eugenio Leone, preside titolare al liceo Manara, da un anno anche reggente del Galilei Conosco questo istituto come le mie tasche, ci ho insegnato matematica prima di diventare preside. Qui abbiamo due aerei, un F-104 e un Macchi. I ragazzi li smontano e li rimontano. Poi, a fine corso, nella galleria del vento collaudano il modellino che hanno costruito». Saranno dei bravi manutentori, dei meccanici costruttori. «Certo osserva il preside ora c’è la crisi dell’Alitalia, ma per loro e per gli altri ci sono buone possibilità occupazionali».
    Elettrotecnici, meccanici, chimici, edili, periti, sono le figure intermedie, che si inseriscono tra gli operai e i manager, tra gli operai e i laureati. «Sono dei tecnici - spiega Claudio Gentili della Confindustria - che ci invidia mezza Europa». La storia delle scuole ad indirizzo industriale, infatti, è unica. Dal dopoguerra agli Anni del boom economico le nostre aziende hanno dato una forte spinta allo sviluppo di questo settore dell’educazione. Con il precedente governo c’era stato un po’ di attrito: il processo di licealizzazione avviato dalla Moratti aveva messo in allarme le associazioni imprenditoriali e fatto perdere iscritti. «I tecnici vanno salvati», si schierò così la Confindustria. Ora sono in programma gli ”Stati generali”, il 15 maggio. All’iniziativa parteciperà il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, che ha in mente di creare dei Poli per un ulteriore livello di specializzazione post-diploma.
    Dino Poli dirige il Galileo Ferraris di Verona, istituto nato nel ’12 come Regia scuola industriale, e che durante la guerra servì anche per la produzione bellica. I meccanici e gli elettrici sono tra le specialità di questa scuola storica. «Uno dei nostri racconta il preside si è piazzato tra i primi alle Olimpiadi di Fisica, ha sorpassato molti liceali. I laboratori sono i nostri punti di forza, ma anche gli stages in azienda, che fanno al quarto e al quinto anno». Ma ora c’è una novità.
    Al Ferraris hanno fatto accordi con le aziende. E gli stages si faranno anche d’estate. L’anno scorso ci sono andati in trenta, quest’anno, invece, se ne sono prenotati settanta. Hanno visto che lo stage conviene. «Certo, al Nord siamo favoriti ma la nostra esperienza racconta Dino Poli dice che molti di questi rapporti finiscono con un contratto, anche perché i diplomati agli istituti tecnici di oggi sanno bene l’italiano e sanno bene la matematica».
    Assunzioni su prenotazione, aziende che chiedono elenchi alle scuole. Morale: il Paese deve investire e scommettere sulla scuola di qualità. Secondo alcuni in tutto questo c’entra la ripresa economica e il fatto che l’Italia si sta comunque svegliando dal lungo torpore. Per Tommaso De Luca, vice preside dell’Avogadro di Torino, «stiamo vivendo un periodo felice». «Abbiamo superato sostiene anche il pregiudizio che riguardava il settore automobilistico, i nostri periti sono richiestissimi. Le aziende alla fine dell’anno chiedono gli elenchi dei diplomati e quando non basta si rifanno a quelli precedenti».

    di ANNA MARIA SERSALE

    Tratto da Il Messaggero

    sabato 12 maggio 2007

    Provocazione versione 2

    Ecco una variante della riforma universitaria già discussa qui.

    Facciamo cambiare nome alla nuova Laurea N.O. visto la carenza dei programmi di studio e la poca accuratezza delle materie studiate, inoltre visto che sono scomparsi gli esami fondamentali e veri dell’ Ingegnere (le varie Analisi II, III … Fisica dello Stato Solido, Fisica Quantistica … ed è tutto diventato FISICA GENERALE, ANALISI MATEMATICA GENERALE)

    PROPONIAMO

    il cambiamento in : “ “laurea triennale in tecnica elettronica-meccanica-chimica-informatica-…”

    Tratto da bloggratis.it/diluziotps

    venerdì 11 maggio 2007

    La laurea pre-riforma

    Fino alla riforma universitaria d'inizio XXI secolo, le lauree erano organizzate in piani di studio di 4 e 5 anni. Questa durata era praticamente nominale, essendo previsto per ogni anno di corso un numero variabile di esami che impegnavano gli studenti al 100%. A questi anni passati a seguire i corsi (annuali) e sostenere gli esami, veniva necessariamente aggiunto (soprattutto in alcune facoltà come quella di Lettere e Filosofia) un anno almeno per scrivere e discutere (pubblicamente, davanti ad una commissione esaminatrice) la tesi, di dimensioni variabile (nelle Facoltà umanistiche, generalmente, non inferiori alle 80.000 parole). In mancanza di precise ed uniformi regole nazionali, gli esami, soprattutto in alcune università più affollate o considerate più "prestigiose", prevedevano carichi di lavoro enormi. Si conoscono casi di corsi come "Letteratura latina" per i quali veniva richiesta la conoscenza approfondita di decine di testi completi di opere classiche, con prove orali difficilissime (spesso reiterate a causa della mole del materiale in programma d'esame). Sarà utile ricordare come nell'università dagli anni '70 in poi c'è stato per molto tempo l'atteggiamento di ridurre il numero eccessivo di studenti selezionandoli attraverso piani di studio sempre più pesanti.

    In queste condizioni, secondo i dati ufficiali, il conseguimento di una laurea richiedeva una media di 7,5 anni. Questo è il caso, per esempio, della laurea in "Conservazione dei Beni culturali", il cui piano di studio prevedeva 24 annualità, l'equivalente di 48 attuali esami semestrali, per un totale - stimabile - di mole di lavoro quantificabile in 480 crediti ECTS del nuovo sistema.

    Per questo oggi le lauree vecchio ordinamento - in base al Decreto interministeriale 5 maggio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 21 agosto 2004 n.196 - sono equiparate alle nuove lauree magistrali di 5 anni.

    Purtroppo, però, all'estero lo Stato Italiano non è riuscito a difendere il valore delle lauree italiane vecchio ordinamento, che se di nominali 4 anni vengono riconosciute come equivalenti ad un BA di 180 ECTS (con alcune decine di crediti del quarto anno accantonati, anche se spendibili per ulteriori studi). Tra i paesi che riconoscono automaticamente il livello di MA alle lauree quadriennali italiane troviamo, per esempio, la Finlandia (anche se a soli fini lavorativi e non accademici).

    Il primo marzo 2007 è stata presentata una interrogazione parlamentare, a cura dell'on.Arnold Cassola, che invita il Governo italiano a riesaminare la questione, chiedendo - tra le altre cose - se le autorità italiane abbiano fatto e stiano facendo tutto il possibile per salvaguardare il valore delle lauree italiane "vecchio ordinamento" all'estero.

    Tratto da Wikipedia.org

    giovedì 10 maggio 2007

    L’Ingegneria dell’Aquila 10 anni fa


    Come potete vedere dalla prima tabella (*), il numero di laureati provenienti dalla facoltà di ingegneria dell’Aquila tra il 1987 e il 1997 era mediamente inferiore alle 100 unità all’anno.
    Dalla seconda tabelle (*) invece è possibile notare che già a partire dal 1992, il numero di iscritti totale era superiore a 3000. Il rapporto tra iscritti e laureati era qualcosa di incredibile. Solo i migliori tra i migliori riuscivano a farcela.

    (*) Fonte: Guida dello Studente Ing.Aq. del 1997/98

    lunedì 7 maggio 2007

    Una bella provocazione..

    Il nostro amico DiLuzio, sul suo blog, lancia una bella procazione.
    Una nuova riforma della laurea in Ingegneria
    Eccola:
    "Vista la peculiarità e l’importanza sociale e culturale che il ruolo dell’ Ingegnere dovrebbe avere nel progresso civile e culturale di uno Stato, la laurea in Ingegneria tornerà al vecchio ordinamento di studi di 5 anni, inoltre l’accesso alla facoltà in Ingegneria sarà riservato ai soli studenti provenienti dal Liceo Scientifico che abbiano riportato una votazione non inferiore ad 80/100 e che non abbiano mai riportato debiti formativi nell’arco dei 5 anni scolastici, inoltre dovranno aver riportato una votazione di OTTIMO dalla 1 elementare fino all’esame di 3 media."

    Continua su bloggratis.it/diluziotps

    sabato 5 maggio 2007

    Ingegneri, siamo diventati troppi

    Ormai è chiaro. Non ci sono più scuse per negare l’evidenza. Siamo troppi e l’Italia non è abbastanza grande per ospitarci tutti. Molti di noi, ogni anno, sono costretti ad emigrare all’estero pur di trovare un lavoro. L’unica alternativa è cercare di ripiegare in lavori umili, negando di fatto il titolo di studio tanto sofferto.
    Purtroppo non esistono altre soluzioni.
    In Italia gli ingegneri sono diventati talmente tanti da saturare completamente le richieste del mercato del lavoro nazionale. E’ una situazione che peggiora di anno in anno. I politici potevano intervenire quando il problema era ancora controllabile e invece hanno preferito non fare nulla come sempre.
    Adesso l’Italia si ritrova con migliaia di laureati in ingegneria pronti a partire per i paesi più disparati:
    un investimento enorme dello stato che si è trasformato improvvisamente nell’ennesimo spreco all’italiana.

    venerdì 4 maggio 2007

    Storia di un ingegnere disoccupato tedesco

    Il mattino del 6 febbraio Werner Braeuner, disoccupato di Verden, nella regione di Brema (Germania), ha ucciso Klaus Herzberg, responsabile dell'Arbeitsamt (l'equivalente tedesco dell'ufficio di collocamento) locale, che aveva soppresso le sue indennità, sua unica fonte di sopravvivenza. In seguito è andato a consegnarsi alla polizia.

    Chi è Werner Braeuner?

    Werner, 46 anni, è un ingegnere, disoccupato da otto anni. Militava per la riduzione del tempo di lavoro, per un reddito garantito, per una società di individui liberi, non abbrutiti dal lavoro. Di frequente traduceva dei testi venuti dalla Francia per le associazioni tedesche di disoccupati. Era conosciuto in Francia nell'ambiente dei militanti contro la disoccupazione per i suoi interventi sulla lista di discussione AC Forum, per il suo senso dell'umorismo, la sua ironia e la sua bontà, per il sentimento di rivolta che lo animava e il suo francese ricco d'immagini. Non ha mai fatto nulla per rendersi simpatico alla sinistra di governo. Le sue prese di posizione, critiche verso la prossimità dei Verdi tedeschi rispetto alla lobby petrolifera e il produttivismo socialdemocratico, spiegano a sufficienza il silenzio che circonda il suo caso. Le sue idee erano discutibili, e spesso discusse nel movimento dei disoccupati, ma incitavano alla riflessione e non lasciavano nessuno indifferente.

    La stampa ha reso conto dell'avvenimento adottando subito l'ipotesi della premeditazione. Il giornale locale e la Bild (faro della stampa-spazzatura tedesca), in particolare, troppo contenti di avere sottomano uno che potevano presentare come un estremista, un simbolo della lotta anticapitalista, si sono affrettati ad attribuirgli l'intenzione di impedire la conferenza stampa sulle cifre della disoccupazione che doveva aver luogo il giorno stesso all'Arbeitsamt locale. Così il procuratore non avrà che da seguire un binario tutto tracciato per costruire la sua requisitoria! Ora, moltissimi dettagli forniti dalla stampa sono totalmente fantasiosi, in particolare un preteso rapporto di amicizia che legava Werner al proprietario della stanza che questi affittava in un'ex-fattoria, e agli occhi del quale Werner passava molto tempo davanti al computer - e noi aggiungiamo: a discutere con i suoi amici ai quattro angoli dell'Europa - invece di cercare lavoro. Evidentemente, questi giornali si guardano bene dall'informare i loro lettori che in Germania ci sono 76.000 ingegneri disoccupati, la maggior parte dei quali della generazione di Werner, o dallo spiegare per quale ragione questi dovrebbero passare la maggior parte della loro vita alla ricerca disperata e disperante di un lavoro che non esiste.

    Il contesto

    Werner ha vissuto in questi ultimi anni una situazione particolarmente dura, che l'ha reso fragile. Le difficoltà materiali, la mancanza di spazio nel suo vecchio alloggio e l'accumularsi delle tensioni, lo hanno spinto a una separazione forzata dalla sua compagna. Alcuni mesi prima della nascita della loro bambina ha dovuto cercarsi una stanza in un paese vicino. In luglio chiede uno stage di formazione, che gli viene accordato. Cinque mesi dopo, verso la fine di novembre, demoralizzato per il fatto di stare senza far niente la metà del tempo, decide di abbandonarlo dopo avere scritto - e reso pubbliche - due lettere in cui spiega le sue ragioni a Herzberg, dalle decisioni del quale dipende il mantenimento delle sue indennità. Ma Herzberg ha ricevuto delle consegne da rispettare e sembra convinto della loro fondatezza, dato che non tiene conto degli argomenti di Werner ed esprime l'intenzione di radiarlo dalle liste quando questi lo incontra all'Arbeitsamt. Impantanato in una situazione psicologica che si aggrava, sofferente di dolori violenti alla spina dorsale, sommerso dalle beghe amministrative, verso la metà di gennaio Werner viene anche minacciato di radiazione. All'inizio di febbraio riceve la notifica che lo priva delle sue indennità. E' allora tentato dall'idea del suicidio, come numerosi altri disoccupati in circostanze simili. Ma reagisce, e la mattina del 6 febbraio, va incontro a Herzberg, l'uomo che nella sua vita concreta incarna un sistema disumano. E' allora che, sopraffatto dal sentimento dell'ingiustizia subita, incapace di trattenersi, lo colpisce a morte. Si è rivoltato contro una macchina, ma ha ucciso un uomo. Ancora sotto lo choc dell'atto compiuto, va alla polizia e più tardi rende la sua deposizione davanti al giudice. Viene allora incarcerato e, per due mesi e mezzo, divide con un altro detenuto una cella di 7 metri quadri e mezzo. E' a poco a poco che realizza con orrore il disastro che ha provocato: la morte di un uomo, il dolore della famiglia Herzberg e della sua, la disperazione che si abbatte sulla sua donna e sua figlia.

    Tratto da braeuner.freeservers.com.
    L'articolo completo del 2001 è scaricabile in formato pdf da qui.

    giovedì 3 maggio 2007

    Ingegneri, prepariamoci a traslocare

    Un nostro lettore anonimo ha provato a sintetizzare le ultime discussioni nel blog in 10 punti critici. Dategli un occhiata:

    1) Ci sono in Italia molti piu’ ingegneri di quanto le aziende e la pubblica amministrazione possano assorbire

    2) Le universita’, per attirare studenti e non chiudere i battenti, raccontano mentendo, che servono sempre piu’ ingegneri

    3) La riforma 3+2 ha reso la laurea in ingegneria molto semplice da conseguire, permettendo a tutti gli studenti di divenire ingegneri ma svilendone il titolo

    4) Le aziende ci marciano sopra, dato che l’offerta di ingegneri supera di gran lunga la domanda di posti disponibili, e offrono contratti con stipendi ridicoli (1000 €/mese, se va bene) in posizioni di basso/bassissimo livello

    5) Si profila una lotta tra poveri per un tozzo di pane: ingegneri contro periti contro operai specializzati

    6) La tipologia di impresa tipica italiana e’ a conduzione familiare, con il titolare che e’ al massimo diplomato e quindi non puo’ capire il valore aggiunto portato da un ingegnere

    7) La spesa in R&D in Italia e’ la meta della media europea, quindi tecnologie avanzate, per cui servirebbero ingegneri, non sono sviluppate adeguatamente. In Italia le tecnologie vengono aggregate, non sviluppate

    8) Le cose non cambieranno molto presto, questo e’ il trend stabile per i prossimi anni

    9) Gli ingegneri disoccupati non possono permettersi di aspettare anni. Restano loro due possibilita’: rinunciare in tutto o in parte alle loro ambizioni e disputarsi stipendi irrisori con periti e operai oppure emigrare all’ estero

    10) Le possibilita’ offerte dalle aziende estere, specialmente in R&D, potrebbero essere la soluzione per tutti quegli ingegneri che vogliono, giustamente, fare il lavoro per cui hanno studiato

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    Quest’ultimo punto purtroppo, per molti di noi rappresenta una strada impraticabile.
    E comunque non pensate che “fuggire” all’estero sia sempre la soluzione a tutti i mali.

    mercoledì 2 maggio 2007

    Signora mi creda, suo figlio è un mostro.

    Oggi voglio raccontarvi la storia di un ragazzo che sin da piccolo era sempre stato il “genietto” della matematica. Non era un secchione, sia ben chiaro. Nella maggior parte delle materie restava appena al di sopra della sufficienza, ma nelle materie scientifiche aveva almeno una marcia in più.
    La prima ad accorgersene fu proprio la maestra, la quale un giorno gli disse: “sono sicura che diventerai ingegnere” e aveva ragione. Questo ragazzo era il più bravo di tutti in matematica e aveva un promettente futuro davanti.
    In prima media però, durante il primo compito in classe di matematica, ci fu un evento molto particolare.
    A soli 20 minuti dall’inizio dell’ora, il giovane talento aveva già finito il suo compito. La prof, sbalordita, gli diede da fare un problema facoltativo, ma il ragazzo riuscì a risolvere anche quello in pochi minuti.
    Si trattava del compito di quelli del terzo anno e il piccolo genio, che era solo del primo, era riuscito a risolverlo senza difficoltà.
    La prof si complimentò con lui e lo portò da quelli del terzo.
    Presentandolo alla classe disse: “questo ragazzo è riuscito a risolvere il vostro compito senza che nessuno gli spiegasse nulla su quel tipo di problemi. Prendete esempio da lui”.
    Il giorno stesso la prof chiamo la madre e gli disse: “Signora mi creda, suo figlio è un mostro. Non ho mai visto nulla di simile”.

    Questo ragazzo continuò la sua brillante carriera scolastica fino all’inevitabile laurea in ingegneria. E adesso?! Adesso è un semplice disoccupato intellettuale come tanti altri.

    Le grandi capacità matematiche e logiche di questo ragazzo sarebbero potute servire all’umanità per migliorare il nostro mondo,ma purtroppo non è stato cosi.

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    Qualcuno si chiederà se questo racconto sia autobiografico?
    Ebbene lo è.

    martedì 1 maggio 2007

    Il I° Maggio


    Cari Politici tutti e cari Sindacalisti,

    oggi è il I° Maggio e voi sarete quasi tutti impegnati nelle varie manifestazioni “di piazza” facendo vari commenti e comizi sulla bellezza del Lavoro e sulle varie cazzatelle di Piazza per farvi belli agli occhi del Popolo.

    Io invece vi dico che sono a casa, triste e quasi rassegnato ….. Spero che sappiate perchè !?! … perchè se così non fosse mi preoccuperei per la vostra capacità intellettiva … (presumendo che un minimo ne abbiate!!!).

    Sono triste perchè sono un Ingegnere Elettronico v.o. laureatosi in 5 anni record presso la migliore facoltà di Ingegneria d’ Italia (Monteluco di Roio-L’Aquila) con Master alle spalle e poichè sono ostinato che la cultura prima o poi ti premia sto anche prendendo la laurea in Economia, e come tutti dovrebbero aspettarsi dovrei stare a progettare sistemi che possano risolvere i problemi del mondo o a risolvere equazioni astruse ed avere (non pretendere come succede per altre professioni come ad esempio i Medici tutelati da secoli) una rispettabile remunerazione, invece no … perchè mi trovo a fare il precario nelle scuole e fare consulenze “informatiche” (risolvere stupidi problemi di Windows) in Enti pubblici elemosinando a qualche amministratore un pò di lavoro…..

    Ora vi chiedo solo di spiegarmi come mai tutto ciò e non vi chiedo altro, non voglio nulla ma solo che riflettiate su tutto ciò…..

    In fine est veritas !!!!!!!!!!!

    Tratto da Diluziotps Blog