martedì 15 maggio 2007

Intervista a Ortensio Zecchino

[ a cura di Cipriano Cavaliere ]

La scarsa disponibilità finanziaria non permette al nostro Paese di aumentare le spese per la ricerca. Come intende uscire da questa situazione di continua emergenza?

Al Governo non sfugge la necessità di aumentare anche significativamente le risorse da mettere a disposizione del sistema di ricerca sia pubblico che privato. Con la scarsa disponibilità finanziaria con la quale dobbiamo fare i conti, (alla ricerca in Italia riusciamo a destinare poco più dell'uno per cento del PIL, siamo ampiamente al di sotto della media europea, troppo lontani da quel due per cento del PIL di Francia, Germania e Gran Bretagna) abbiamo intrapreso l'unica strada percorribile: razionalizzare gli interventi, ottimizzare la spesa, evitare duplicazioni ed inutili sovrapposizioni.

Per raggiungere questi obiettivi due nuovi organi scientifici il CEPR e il CIVR affiancheranno il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica che resta l'indispensabile motore politico di programmazione. Il CEPR (Comitato Esperti Politica della Ricerca) fornirà ai livelli più qualificati consulenza scientifica, il CIVR (Comitato Indirizzo Valutazione della Ricerca) sarà invece chiamato ad esprimere valutazioni sui risultati delle ricerche; si tratta di una novità rivoluzionaria per la quale mi sono battuto e continuerò a battermi in ogni sede. E' la prima volta, infatti, che viene creato in Italia un organismo che determina oggettivi criteri di valutazione dei risultati delle ricerche. Sono due volte convinto della indispensabilità e dell'opportunità di questo passaggio: serve a non vanificare gli investimenti e ad incoraggiare e valorizzare il ruolo dei ricercatori "bravi", introducendo processi di selezione e valutazione dell'attività di ricerca, che rispondono ad uno standard comunemente usato a livello internazionale.

Quale sarà il futuro dei ricercatori nell'ambito della riforma del sistema ricerca e quale il ruolo del CNR?

I giovani ricercatori in futuro dovranno essere assunti con contratti a tempo determinato per un periodo di tre o quattro anni rinnovabili. Al termine del contratto il loro lavoro dovrà essere valutato ai fini del possibile ingresso stabile nel CNR o in altro organismo universitario o del mondo industriale. Un contratto a tempo determinato serve a non costringere i nostri giovani ricercatori ad un futuro predeterminato, ma a lasciare loro libera valutazione per la gestione del proprio futuro e consente al CNR di poter scegliere e prendere chi è più idoneo all'obiettivo prefissato. È quello che sta già facendo il CNR che è, per antonomasia, il motore della nostra ricerca e lo sarà ancora di più dopo la riforma dell'Ente.

Il nuovo CNR con l'abolizione, tra l'altro, dei Comitati di Consulenza, del Consiglio di Presidenza e della Giunta Amministrativa è più snello, agile, sburocratizzato. Al loro posto sono stati istituiti un Comitato di Consulenza Scientifica e un Comitato di Valutazione. Allo snellimento degli organi direttivi seguirà la semplificazione dei controlli. Crediamo che il nuovo CNR in questo modo possa aumentare il suo ruolo di motore propulsore della ricerca italiana e, nello stesso tempo, partecipare meglio ed in maniera più competitiva ai programmi comunitari.

L'attività del CNR si svolgerà nel segno dell'autonomia, nell'ambito di un piano triennale di attività elaborato in conformità con il piano nazionale di ricerca e con i programmi dell'Unione Europea. I controlli del MURST si limiteranno all'approvazione del piano ed alla comunicazione dei bilanci annuali o pluriennali. La verifica della Corte dei Conti avverrà solo sui conti consuntivi, come avviene per le Università.

Il CNR, sempre nel segno dell'autonomia, potrà stipulare accordi e convenzioni, partecipare o costituire consorzi, fondazioni o società per attività di ricerca e anche per lo sfruttamento economico dei risultati. Le strutture centrali dovranno essere snellite, il decentramento sarà il principio base per il riordino degli istituti che costituiscono la rete del CNR: le sedi dovranno essere accorpate, soppresse e ridisegnate per creare realtà di ricerca di livello internazionale e di dimensioni adeguate, con autonomia scientifica, amministrativa e contabile e con capacità di autofinanziamento.

Ha trovato ostacoli nel varare il progetto di riforme?

Ho trovato più consensi che dissensi nella comunità scientifica su un progetto che vede un CNR più agile nell'affrontare una nuova frontiera della ricerca, con un ruolo da protagonista nello sviluppo del Paese. Abbiamo fornito al CNR strumenti organizzativi e di gestione per un rilancio dell'Ente in grande stile.

Abbiamo previsto una gestione delle risorse umane svincolata dalla rigidità delle piante organiche predefinite e difficili da modificare. Il CNR vive da quindici anni in una condizione di stasi, che non ha favorito la programmazione. Attualmente sono in servizio seimilaquattrocento unità, delle quali solo duemilacinquecento sono ricercatori, una minoranza. L'organico pieno dovrebbe essere di ottomila unità, ma gli enti di ricerca sono soggetti per la legge 29 ad una norma restrittiva che prevede una tendenziale riduzione di personale. Così si rischia di condannare l'Ente all'immobilismo. Con un'intesa di programma tra il MURST e il CNR per l'assunzione di novecento ricercatori nel Mezzogiorno ed un investimento di ottocento miliardi abbiamo posto le basi per la costruzione di nuovi laboratori, per la stipula di nuove convenzioni, riducendo il gap tra ricerca scientifica del Nord e Centro Italia e quella del Sud, tenendo però presente che la ricerca è sempre più legata alla mobilità e all'elasticità dei rapporti di lavoro. I nostri ricercatori non possono pensare di competere a livello internazionale con una mentalità da impiegato dello Stato. Occorre ricordare, infine, che la crescita economica di una nazione si accompagna sempre alla mobilità del lavoro.

Continua su area.fi.cnr.it

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Mamma quanto è brutto!!!!

Anonimo ha detto...

Mah... ma non è Mr.Bean da vecchio?!

Anonimo ha detto...

che crepasse, Zecchino, così almeno non ci disgusteremo a guardare la sua faccia sui giornali

Anonimo ha detto...

A me sembra che questo blog sia rivolto al passato, a rimembrare i bei tempi andati. Tempi in cui laurearsi era difficile e trovare lavoro facile. Putroppo oggi non e' piu' cosi' e per gli ingegneri la situazione puo' solo peggiorare. Quello che manca in queto blog e' dire cosa si puo' fare, non solo quello che non si puo' (e.g. andare all'estero).

Anonimo ha detto...

In questo blog prima di tutto bisogna denunciare lo stato attuale dello cose (ed infatti è quello che stiamo facendo) e poi pensare al resto.

Come diceva qualcuno.. prima di tutto bisogna identificare il problema e poi risolverlo.

In Italia molti sono ancora convinti che ci siano pochi e ricercatissimi ingegneri!! E' anche grazie a questo blog che la realtà delle cose sta venendo a galla.

Anonimo ha detto...

OK, ma le universita' continueranno a sfornare ingegneri a getto contimuo nei prossimi mesi, non e' possibile fermarle!

Anonimo ha detto...

Hai ragionissimo. Dobbiamo fare in modo che la gente prenda coscienza della situazione.

Anonimo ha detto...

Purtroppo c'è sempre qualcuno che ne parla male,ma questo blog sta facendo già molto.

Voglio dire.. se è cosi seguito ci sarà un perchè!!!!!?!!!!!

Anonimo ha detto...

Secondo me significa che alla gente piace!!

Anonimo ha detto...

Dobbiamo avvertire la gente che è sbagliato iscriversi ad ingegneria perchè chi lo fa andrà incontro ad una vita di stenti ed inutili sacrifici per poi fare un mestiere umile, precario e sottopagato...

Anonimo ha detto...

Cosa si puo' fare per convincere gli studenti a non iscriversi ad inngegneria?

Anonimo ha detto...

Fare informazione.

Anonimo ha detto...

Informare la gente sulla situazione..

Anonimo ha detto...

Appunto..

Anonimo ha detto...

Ma secondo voi, una mtricola universitaria credera' a voi o al rettore che gli dice che servono sempre piu' ingegneri? Voi che credibilita' avete?

Anonimo ha detto...

E lo so...

Anonimo ha detto...

Pero una matricola può sempre informarsi e vedere con i suoi occhi, invece di credere a questo o a quello!!!

Anonimo ha detto...

Infatti...

Anonimo ha detto...

C'ha proprio una faccia simpatica questo Zecchino d'Oro...

Anonimo ha detto...

E' simpatico come un unghia incarnita..

Anonimo ha detto...

ragà...io sn una delle tante persone ke si iscriveranno a ingegneria...nn nego ke credo a qll ke dite, cm credo ai miei prof di elettronica/telecomunicazioni ke, da ingegneri, mi hanno detto lostesso....il problema più grande è ke la scuola nn ti prepara bene all'università, e parlo di mentalità....oggi kiunque vuole diventare ingegnere...perkè crede si faccian soldi...NN è COSì!!!...devi avere una covolo di predisposizione,....nn è ke solo perkè riesci a studiare tanto, puoi fare l'ingegnere...ecco perkè il numero aumenta...tutti bravi cn le loro ambizioni irrealizzabili, ke credono ke facendo ing elettronica, andranno a lavorare nella sony oppure facendo meccanica , alla ferrari...i sogni si, ma fino a un certo punto...adesso mi direte"è perkè allora ti iscrivi?"..perkè mi piace...e lo farò...se mi andrà male farò il professore, ma avrò una mia cultura, una mia soddisfazione...sò ke nn è poi una soddisfazione guadagnare poko....io proverò, se mi và male, s sempre un perito....spero almeno di essere pagato da tale...più di qst nn sò...

Anonimo ha detto...

N.B. Fare il professore è un discorso a parte.
Per fare il professore non ci vuole la laurea,ma la SISS o un Dottorato di Ricerca.

Altrimenti è come dire... faccio ragioneria perché voglio fare il professore di Fisica.
Puoi farlo, certo,ma prima devi laurerti , conseguire un dottorato(o una siss) e vincere un concorso……… QUINDI NON E’ SICURAMENTE UN MOTIVO SENSATO!!!


ALEX